Pornografia e violenza sessuale

Mai più? Per discutere di violenza sessuale bisogna parlare anche di pornografia

di Melinda Tankard Reist

Traduzione dall’inglese di Giulia C.

 [Avvertenza: nell’articolo sono presenti descrizioni esplicite]

Melinda Tankard Reist è una scrittrice, speaker e co-fondatrice di Collective Shout, oltre che co-curatrice di Big Porn Inc: Exposing the Harms of the Global Porn Industry and Prostitution Narratives: Stories of Survival in the Sex Trade.

Post in lingua originale: https://www.abc.net.au/religion/never-again-addressing-sexual-violence-must-include-pornography/10094568

“Le donne devono essere al sicuro ovunque. Per strada, passeggiando al parco, a casa, a lavoro. Dobbiamo assicurarci che esista una cultura di rispetto verso le donne. Non dobbiamo mai e poi mai, in nessun caso, tollerare la violenza contro le donne. Eurydice Dixon – piangiamo la sua scomparsa insieme alla sua famiglia e anche noi diciamo mai più”
– Primo Ministro australiano Malcolm Turnbull

“Le donne in Australia hanno diritto alla libertà di movimento. Non è una loro colpa se scelgono di camminare a piedi dalla fermata dei mezzi pubblici fino a casa. Tutta la violenza può essere prevenuta e dobbiamo affrontare i complici della violenza, dobbiamo cambiare l’atteggiamento degli uomini”
– Leader dell’opposizione Bill Shorten

Lei è in fuga. Disperata, sconvolta. Indossa il velo islamico, dai suoi occhi scuri traboccano preoccupazione e paura. È l’incarnazione della donna in fuga, il tipo di donna di cui sono pieni gli schermi dei nostri televisori, con bambini piccoli terrorizzati che le si stringono al petto. Una donna che dovrebbe ispirare pietà. I nostri cuori si dovrebbero stringere, dovremmo avere paura per lei; è così vulnerabile. Ce la farà a percorrere illesa fino alla fine la sua strada?

Eppure ora, come se non fosse già abbastanza terrorizzata, subisce un affronto difficile da credere. Sta per essere trasformata in un porno. Il “Refugee Porn”. Sfollata da un’oppressione ad un’altra.  

“Tanti video gratuiti di Refugee porn!”; “Tutti i refugee porn più hot gratis!”; seleziona le tue preferenze: “siriana,” “arabe timide,” “rifugiata 21enne,” “donna incinta con Hijab” – e tanti altri. Svelare e violare donne “esotiche” che di solito sono coperte sembra essere particolarmente eccitante.

Le ricerche online sul Refugee Porn ammontano a più di 800,000 ogni mese. In Germania il forte aumento di ricerche sul refugee porn ha portato alla nascita di nuove case di produzione pronte a soddisfarne la domanda, correlata al gran numero di rifugiati accolti in Germania.

In alcuni video sono delle attrici porno a rappresentare le rifugiate, ma si ritiene che vengano impiegate anche delle vere rifugiate. In ogni caso, lo scopo dell’industria del sesso è veicolare e trarre profitto da una narrazione – o storia del terrore – che si basa sulla sessualizzazione della sottomissione delle rifugiate umiliate in cambio dei “soldi per il pranzo”.

Mentre ricercavo questo genere – e cercavo di non impazzire – ho notato che in seguito alla morte di Eurydice Dixon il Primo Ministro e il leader dell’opposizione australiani si sono trovati in un raro accordo bi-partisan: entrambi hanno affermato che non dobbiamo tollerare la violenza contro le donne e che dobbiamo affrontare i complici di questa violenza. Sentiamo sempre più spesso questo genere di dichiarazioni. Sebbene i complici della violenza contro le donne siano tanti, ce n’è uno particolarmente mostruoso che viene citato raramente. E’ l’industrializzazione globale dei corpi delle donne – anche le più impotenti – ridotte a carne da macello per il consumo maschile. Come scrive Abigail Bray in Misogyny Re-loaded , il porno e la cultura dello stupro indicano che “viviamo in un ambiente paradossale nel quale lo stupro e l’assassinio delle donne, pur essendo proibiti, vengono sessualizzati e ridicolizzati ovunque”.

Spalleggia la violenza sessuale

Pornhub è la la più grande piattaforma online di contenuto pornografico. Attira 80 milioni di visitatori al giorno. L’azienda, ora posseduta da MindGeek, è basata nella bella Montreal, dove più di 1,000 impiegati sgobbano giorno e notte per fornirci le migliori scene di sofferenza disponibili sul mercato.

Pornhub è sia un magazzino che un distributore di propaganda d’odio. Ospita testimonianze di crimini contro le donne per il piacere degli uomini. I suoi video popolari rappresentano scene di violenza sessuale contro le donne. Titoli sadici si beano dell’incapacità delle donne di porre fine alle violenze che subiscono. I più violenti hanno milioni di visualizzazioni. Molti titoli riguardano l’abuso sessuale e lo stupro di ragazze minorenni. Gli uomini hanno fantasie di stuprare ragazzine impunemente, mentre il governo, gli enti per la protezione dei bambini e le campagne di sensibilizzazione cercano di affrontare un’epidemia di abuso sessuale infantile. 

Le norme culturali sul sesso vengono trasmesse attraverso la pornografia. Quando i ragazzi imparano fin da piccoli a godere, trarre piacere, ridere e masturbarsi su video di tortura e umiliazione, quando crescono con una dieta a base di rape porn e abuso sessuale dalle sfumature razziste, il boom di violenze contro le donne può forse sorprendere?

James Ogloff, un esperto psicologo forense, è stato recentemente citato in The Australian: “Nei crimini sessuali gravi, spesso la molla è un desiderio sessuale deviante. Sono strettamente legati a moventi sessuali.” Il desiderio sessuale deviante deve provenire da qualche parte. Pornhub è uno dei cinque siti più visitati dai ragazzi tra gli 11-16 anni, secondo ChildWise UK. Lo stupro è una categoria nel menù per ragazzi la cui sessualità si sta ancora formando. Viene insegnato loro ad eccitarsi per ragazze che vengono strangolate, che piangono, che vomitano, con gli occhi che fuoriescono, che vengono ricoperte di lividi, insultate, schiaffeggiate, prese a calci, picchiate, a cui vengono strappati i capelli.

Ditemi che questo non vuol dire essere complici.

Nel 2016 Sarah Champion, rappresentante labourista per la città di Rotherham, la cui circoscrizione è stata al centro di uno scandalo sugli abusi sessuali, ha prodotto il “Dare2Care Report”, nel quale cita la domanda di una ragazzo: “Se ho una ragazza, la devo strangolare quando facciamo sesso?” Un’esposizione indiscriminata al porno funge da matrice sociale per questa generazione di ragazzi. Le ragazze si trasformano in oggetti scenografici di una fantasia porno.

Di conseguenza, il numero dei reati sessuali registrati in Irlanda è raddoppiato dal 2003: un aumento dell’87%, due terzi dei quali sono avvenuti negli ultimi tre anni. Le autorità irlandesi collegano i crimini sessuali alla pornografia – specialmente tra i ragazzi. Nel 2016 in Irlanda uno stupro su cinque è stato commesso da un minore. Eileen Finnegan, dirigente medico di One in Four, un’organizzazione nazionale che aiuta e presta ascolto alle vittime di violenza sessuale e che cura gli stupratori, afferma che tutti gi stupratori sotto trattamento hanno iniziato a delinquere a 10 o 11 anni. Hanno sviluppato quello che Finnegan chiama “un desiderio deviante” inerente la violenza sessuale. E la loro educazione sessuale viene dalla pornografia. “Questa escalation è sorprendente,” dice Eileen Finnegan a proposito dell’incremento del rape porn e della sua accessibilità per i più piccoli.

Anche il Regno Unito ha fatto lo stesso collegamento. Nell’introduzione al report Basically … Porn is Everywhere del 2012, la rappresentante dell’Inghilterra nella Commissione per l’Infanzia Sue Berelowitz ha dato particolare risalto alla violenza contro le ragazze commessa da ragazzi influenzati dal porno:

“Il primo anno della nostra inchiesta … ha rivelato percentuali scioccanti di stupro di bambini e adolescenti … La squadra di ricerca ha ascoltato bambini raccontare storie sconcertanti di stupri commessi sia da coetanei che da ragazzi più grandi, spesso in circostanze estremamente violente e sadiche e in un contesto di abusi che perdura per anni… L’uso e l’accesso alla pornografia da parte dei bambini è emerso come un elemento chiave … È stato menzionato da vari ragazzi nelle loro dichiarazioni in aula dopo essere stati arrestati per lo stupro di bambine, uno di loro ha detto che era ‘come essere in un porno’; abbiamo numerosi resoconti su come le aspettative inerenti il sesso, sia delle ragazze che dei ragazzi, derivino dalla pornografia che hanno visto; e degli esperti ci hanno raccontato storie preoccupanti su come l’accesso alla pornografia, anche violenta, da parte di adolescenti e bambini, sia una routine. Abbiamo anche individuato prove convincenti del fatto che molti ragazzi ritengano di avere un diritto totale al sesso, sempre, ovunque, in ogni modo e con chiunque vogliano. È altrettanto preoccupante quanto abbiamo sentito da molte ragazze, che spesso sentono di non avere altra alternativa che di sottostare alle richieste dei ragazzi, a prescindere dai loro desideri”.

Anche la Francia sta analizzando il collegamento tra esposizione al porno e violenza contro le donne. “Mi sorprende vedere come siamo sconvolti dalla violenza contro le donne senza però occuparci di attaccare le radici del male” dice il Professor Israel Nisand, ginecologo e presidente dell’Istituto Nazionale Francese dei Ginecologi e degli Ostetrici. Il 15 giugno Nisand, insieme a numerosi esperti e operatori sanitari, ha lanciato un “appello solenne” al governo per combattere la diffusione di immagini pornografiche accessibili ai bambini. “Notiamo una carenza di politiche,” ha detto. Notiamo la stessa carenza anche qui.

La disumanizzazione delle ragazze

I resoconti personali in prima persona da parte di donne e ragazze che hanno a che fare con ragazzi e uomini influenzati dal porno ci raccontano il potere disumanizzante della pornografia. Precedentemente ho scritto dei miei incontri con ragazze che mi hanno raccontato come i ragazzi pretendano favori sessuali, atti sessuali che a loro non piacciono, facciano loro pressione al fine di ottenere foto di nudo e classifichino i loro corpi mettendoli a paragone con quelli delle porno star.

Come ha osservato la scrittrice e attivista inglese Sarah Ditum, “Il linguaggio pornografico del sesso come degradazione del corpo femminile è filtrato dagli schermi alle vite quotidiane delle donne”. Non sono più le sole “porno attrici” a subire le conseguenze del porno (e le loro esperienze sono ancora largamente ignorate), sono anche le donne e le ragazze di ogni luogo, ogni giorno.

Numeri crescenti di giovani donne raccontano che i loro partner imitano gli atti sessuali tipici della pornografia: eiaculazione sul viso e sul corpo, deep-throating e sesso anale. “Rosie Redstockings” – giovane studentessa di un’università inglese – racconta la sua esperienza con uomini influenzati dal porno. Scrive:

“Ho 23 anni. La mia è la prima generazione ad essere stata esposta al porno online fin dall’infanzia. Abbiamo imparato quello che sappiamo sul sesso guardando sconosciuti su internet, non conosciamo nient’altro.

“Ecco alcune delle cose che mi sono successe …

“Mi è stato detto che ho un riflesso faringeo troppo forte … Mi sono state fatte pressioni affinché acconsentissi a farmi eiaculare sul viso. Non volevo. Ha detto [scherzando] che mi avrebbe eiaculato in faccia mentre dormivo. Non stava scherzando – mi sono svegliata con lui che si masturbava sopra di me … Mi sono state fatte pressioni affinché acconsentissi al sesso anale. Faceva così male che l’ho scongiurato di fermarsi. Si è fermato, per poi lamentarsi che ero troppo sensibile … Ha continuato a chiedermelo … Richieste continue di avere rapporti a tre … Richieste continue di lasciare che ci filmasse … Ogni singola ragazza etero che conosco ha avuto esperienze simili. Ogni. Singola. Ragazza. Ad alcune è successo molto peggio. Alcune hanno ceduto, altre hanno resistito, altre si sono sentite in colpa e strane per non … volergli dare quello che lui vuole.”

Poi c’è la 16enne che descrive il sesso orale come “il nuovo bacio”:

“Quando fai sesso con un ragazzo, lui vuole che sia come un porno. Vogliono subito sesso orale o anale. L’orale è, tipo, il nuovo bacio… l’eiaculazione sul viso va molto.”

Secondo uno studio recente le ragazze vengono costrette al sesso anale anche se non lo vogliono e lo trovano doloroso. Il motivo principale che hanno citato per aver eseguito questi atti è che i ragazzi “volevano rifare quello che avevano visto nei porno.” Le ragazze più giovani che hanno parlato con la deputata inglese Sarah Champion per il suo report le hanno detto che credevano che, se volevano che il loro ragazzo rimanesse fedele, fosse obbligatorio fare sesso anale o essere cedute agli amici del proprio partner.

Alison Pearson riporta una conversazione con un medico su come tra le adolescenti siano sempre più numerose le lacerazioni anali dovute al sesso anale ispirato al porno:

“Un medico, chiamiamola Sue, ha detto: ‘Ho paura che le cose siamo messe molto peggio di quanto la gente sospetti’. Negli ultimi anni Sue ha curato un numero crescente di adolescenti con ferite interne causate da sesso anale frequente: non, come ha scoperto Sue, perché loro volessero farlo, o perché a loro piacesse, ma perché un ragazzo si aspettava che loro lo facessero.  ‘Ti risparmio i dettagli più cruenti’, ha detto Sue, ‘ma queste ragazze sono molto giovani e esili e il loro corpo semplicemente non è fatto per subire queste cose’.

“Le sue pazienti erano profondamente imbarazzate per le loro ferite. Avevano mentito alle loro madri al riguardo e sentivano di non poter confidare in nessuno, il che andava a pesare ancora di più sul loro dolore. Quando Sue faceva loro altre domande, dicevano che l’esperienza era stata umiliante, ma che sentivano che fosse semplicemente impossibile dire di no. Il sesso anale è standard tra i teenager ora, anche quando le ragazze sanno che fa male …

“Le ragazze che si presentavano con casi di incontinenza erano spesso sotto l’età del consenso e venivano da famiglie stabili e amorevoli. Il tipo di ragazze che due generazioni fa sarebbero andate a lezione di equitazione e ballo classico, ancora in attesa del loro primo bacio, non forzate a fare sesso violento da qualche ragazzino che ha pescato le sue idee sulla sessualità dal porno”.

In un momento in cui sempre più donne e ragazze sono filmate di nascosto – fenomeno noto come “upskirting” e “downblousing” – le telecamere nascoste sono un altro genere pornografico in crescita. L’attrattiva, come mostrano i titoli dei filmati, sta nel fatto che la donna o la ragazza non sa di essere filmata: “Fidanzata non sa di essere filmata”; “La mia coinquilina 19enne si spoglia – La prima volta che la spio” e così via ad nauseam.

Filmare persone che si aspettano di godere di una certa privacy è un reato, ma gli uomini mettono telecamere nascoste nei bagni, negli spogliatoi e nelle camere in affitto. Veniamo a conoscenza solo dei casi che arrivano in aula. Questi uomini andranno in tribunale, mentre Pornhub ospita i loro video e ne trae profitto. Nel frattempo, Amazon Australia è stata accusata pubblicamente per aver venduto una guida su come  riprendere “creepshots” di donne, appoggiando implicitamente questa pratica.

Consumo di porno e aggressione sessuale

C’è una letteratura sempre più numerosa che testimonia il modo in cui i ragazzi che imparano cos’è il sesso dal porno sviluppino atteggiamenti sessisti e comportamenti aggressivi, che hanno poi ulteriori conseguenze per donne e ragazze. 

Il consumo di porno è legato a maggiori percentuali di accettazione dello stupro. Secondo un importante studio sistematico del 2012 sulla letteratura in merito, il consumo di porno online degli adolescenti sarebbe legato a cambiamenti di atteggiamento quali l’accettazione della dominanza maschile e della sottomissione femminile come paradigma sessuale primario che vedrebbe le donne come “giocattoli sessuali desiderosi di soddisfare i desideri sessuali maschili”. Secondo lo studio, gli adolescenti che si espongono intenzionalmente a materiale esplicito tenderebbero ad essere sessualmente aggressivi sei volte in più rispetto a chi non è stato esposto. Allo stesso modo, in una meta-analisi del 2015 che esamina il legame tra consumo di pornografia e la violenza sessuale, gli autori hanno riscontrato che il consumo di pornografia è associato ad una maggiore probabilità di commettere atti di violenza sessuale.

Le prove sono tutt’intorno a noi. Un giovane australiano su quattro crede che sia normale che un uomo faccia pressioni sessuali ad una donna. Nel Regno Unito una ragazza ogni tre ha subito molestie sessuali a scuola, mentre il 71% sente usare i termini “troia” o “puttana” per descrivere le studentesse ogni settimana.

In Australia c’è stato un notevole incremento di denunce di abusi sessuali commessi da bambini contro altri bambini che vedono citare il porno come elemento chiave nel trasformare dei bambini in “predatori sessuali emulatori”. Al polo opposto della scala demografica, un gruppo Facebook australiano segreto chiamato “Blokes Advice” è pieno di minacce di violenza e umiliazione dai toni pornografici. I 200,000 membri del gruppo si scambiano descrizioni particolareggiate di stupri di gruppo, revenge porn, suggerimenti su come forzare una ragazza a fare sesso anale e incitazioni a subissare le donne di materiale pornografico. Gli uomini hanno giustificato i loro molteplici progetti minacciosi e violenti contro le donne dicendo che sono solo “per farsi una risata.”

Racconta una storia simile The Red Zone – un report di 200 pagine sulla cultura dello stupro e delle molestie nei campus australiani rilasciato quest’anno – che descrive decine di forme di nonnismo e misoginia, come studenti che si masturbano eiaculando nelle bottiglie di shampoo delle residenti donne e un rituale di iniziazione che prevede”studenti di sesso maschile che irrompono nelle camere da letto delle ragazze sfondando la porta, ed ha fatto finire una studentessa in ospedale”.

Non è liberazione

Un nuovo documentario intitolato Liberated: The New Sexual Revolution è al momento accessibile su Netflix. Denuncia la cruda realtà di quanto accade durante lo Spring Break, quando gli studenti americani si radunano in posti come la Florida o a Cancun, in Mexico. La percezione del loro senso di prerogativa maschile è scioccante. È come assistere ad una battuta di caccia di gruppo dove ogni donna è la preda.

Gli studenti maschi vanno a caccia, predatori alla ricerca della prossima ragazza da molestare; spingono giù il top di una ragazza (urlando in coro “Tette di fuori per i ragazzi!”), ne fanno ubriacare un’altra, fanno pressioni per ottenere sesso e in alcuni casi partecipano a stupri di gruppo in pieno giorno, con un gruppo di uomini inneggianti che filmano tutto con i loro cellulari. Questi giovani uomini non solo sono sempre più desensibilizzati verso la sofferenza – la trasformano in video amatoriali di rituali umilianti da scambiare con gli amici.

Purtroppo le ragazze non si aspettano niente di meglio. C’è un prezzo da pagare per chi non si sottomette: quando una ragazza dice “no” e se ne va, viene molestata e derisa. (Una urla “Aiutatemi” mentre cerca di sfuggire a una banda di uomini eccitati che la spingono e cercano di toglierle il bikini). I ragazzi sono colti alla sprovvista da ogni resistenza che si oppone al tocco non gradito delle loro mani e ai loro peni. La maggior parte di loro non fa un segreto del fatto di consumare di porno. Ne vanno fieri. E mettono in atto sui corpi di donne reali quello che hanno imparato sullo schermo.

Con una sessualità sempre più equivalente a crudeltà e brutalità, con ragazzi che imparano a identificare la disumanizzazione delle ragazze e la degradazione dei loro corpi con il piacere, con le ragazze trattate come accessori masturbatori, non c’è dubbio che vedremo sempre più casi come quelli testimoniati da Di McLeod, direttrice della Gold Coast Centre Against Sexual Violence (GCCASV). Mi ha scritto:

“Negli ultimi anni c’è stato un enorme aumento di stupri di donne dai 14 agli 80 e più anni commessi dai loro partner. Il massimo comune denominatore è il consumo di porno da parte dello stupratore. Con gli stupratori incapaci di distinguere tra fantasia e realtà, convinti che le donne siano ‘pronte’ a farlo 24/7, legati al mito che ‘no vuol dire sì e sì vuol dire anale’, noncuranti delle ferite che causano e senza alcuna considerazione per il consenso della partner. Abbiamo visto un aumento dei casi di privazione della libertà, abusi fisici, torture, somministrazione forzata di droghe, realizzazione e diffusione di materiale pornografico senza consenso.  

“Ci sono delle conseguenze pesanti per le donne che vediamo tutti i giorni … nell’ultimo anno il GCCASV ha avuto un aumento del 56% di trasferimenti dal pronto soccorso degli ospedali pubblici. Le donne vengono ferite, subiscono lacerazioni vaginali, anali e di altro tipo durante dei rapporti sessuali forzati… È raro per noi avere a che fare con un caso di stupro che riguardi la sola penetrazione vaginale. Gi atti tipici del porno come l’anale, il deep throating, l’eiaculazione sul viso accompagnata da strangolamento, queste cose sono la nuova ‘norma’. Anche se i sessuologi affermano che lo stupro e l’abuso sessuale sarebbero irrilevanti, hanno un’importanza centrale per le giovani donne sulle cui vite questi episodi hanno avuto un impatto negativo”.

Dire ai ragazzi che è il momento di riflettere sulla loro sessualità o fare loro lezioni sul “consenso” e il “rispetto” semplicemente non può contrastare l’effetto di indottrinamento del porno. Hanno imparato a trarre piacere dalla violazione. Come ha osservato Glosswitch:

“Possono sedersi su un banco a farsi educare sul

[consenso]

. Possono essere incoraggiati a pensare in termini astratti alla “donna come persona”. Ma non è così che la incontrano nei media, o nelle menti degli altri uomini. Sotto sotto sanno che il loro ‘diritto’ di accedere alla pornografia hardcore e comprare i corpi delle donne è inviolabile. La narrazione della “donna come persona” è subordinata a quella che gli dice che il diritto umano supremo è il diritto di un ‘vero’ uomo a scopare.”

Dobbiamo parlare con i ragazzi di come la pornografia rappresenti violenza sessuale contro le donne, spiegare loro che consumare porno non è solo un insulto alle donne e alle ragazze in generale, ma rischia di manipolare la loro sessualità, distorcendola in qualcosa che andrà ad intaccare la loro capacità di sperimentare l’intimità e il piacere senza la violenza.

Una cultura che si basa sulla violazione

Possiamo dire che c’è una preoccupante disconnessione tra le condanne alla violenza contro le donne che seguono invariabilmente casi come lo stupro e l’assassinio di Eurydice Dixon e il totale silenzio sul ruolo che gioca la pornografia come complice e facilitatrice di questa violenza. Non riconoscere il ruolo della pornografia come uno degli stimoli della violenza maschile è un via libera per i futuri stupratori ispirati dal porno.

La giornalista della ABC Jill Meagher è stata assassinata nel 2012 dallo stupratore seriale (e consumatore di rape porn) Adrian Bayley. In un commento Facebook postato il 23 giugno (citato dopo averne ottenuto il consenso), il marito di Jill, Tom Meagher, ha fatto riferimento all’inesplicabile riluttanza che c’è nell’identificare il porno come parte della “Piramide della Cultura dello Stupro”:

” È frustrante vedere che questo problema viene ignorato nelle discussioni mainstream sulla violenza maschile contro le donne … In generale apprezzo questo tipo di immagini [come la “Piramide della Cultura dello Stupro”] come supporto visivo, ma mi chiedo: è per codardia morale o deferenza verso chi trae profitto dal capitalismo sessuale che in queste piramidi non c’è mai nessun riferimento ad un qualsiasi aspetto del mercato del sesso? Com’è possibile che una persona in buona fede possa affermare che l’ubiquità del porno violento non abbia nessuna influenza sulla normalizzazione dell’oggettificazione femminile e della violenza sessuale, considerati come materiale per battute da spogliatoio o catcalling, e come può non vedere il collegamento tra tutti questi problemi (con il porno come rinforzo sessuale profondamente regressivo della misoginia culturale esemplificata da tutte le altre questioni)? E se lo vedono, lo dicano! Sembra che si possa sfidare ogni istituzione del patriarcato e della violenza maschile purché non vada ad inficiare il diritto maschile di accedere al corpo delle donne e di dettare i termini dei contenuti pornografici tramite l’infinita domanda maschile di violazioni senza limiti e donne sempre più giovani (o dall’aspetto sempre più giovane). Se possiamo criticare gli uomini comuni perché non riconoscono la violenza contro le donne (come è giusto fare), allora sicuramente dovremmo criticare anche il miliardario che trae profitto da questa enorme industria di odio contro le donne e i milioni di uomini che contribuiscono ogni giorno alla sua violenza sempre crescente. Questo è il simbolo di una cultura che rifiuta di affrontare

[i suoi]

problemi. L’enorme [preponderanza] di violenza contro le donne e il linguaggio disumanizzante nella pornografia mainstream non spuntano fuori dal nulla, quindi a chi giova fingere che non abbiano un’ulteriore influenza negativa sugli uomini che ne fanno uso, sulla vita quotidiana delle donne e sulla cultura più ampia che la plasma e ne è plasmata? Sono così stufo di sentir dire ‘non è il porno in sé, è la cultura’ – beh, ovvio. La nostra cultura è costruita e si basa sulla violazione, il porno ne è influenzato, ma a sua volta plasma e rafforza questa ideologia. È così che funziona questa merda. Queste violazioni prodotte in massa, consumate in massa, normalizzate e cucite su misura della domanda maschile e a spese delle donne, devono essere affrontate, non nascoste sotto il tappeto per paura di inimicarsi i ‘bravi’ uomini che si eccitano con queste violenze e parlano di ‘fantasie innocue’ per offuscare e sanificare la realtà di quello che è abuso filmato. Sono sconcertato da quelle persone intelligenti che difendono questo colosso del capitalismo sessuale tramite la debole scusa per cui ‘alcune persone scelgono di farlo’ – Voglio dire, questa non è un’analisi strutturale o culturale, è benaltrismo aneddotico che non affronta il problema né riconosce la sua esistenza. Perché le persone non possono essere più coraggiose e discuterne in maniera onesta?”

Se ci importa davvero di affrontare le complicità nella violenza contro le donne e le ragazze, dobbiamo affrontare il ruolo del porno come, per usare le parole di Meagher, “rinforzo sessuale profondamente regressivo della misoginia culturale”. Se non lo facciamo, temo che tutti i discorsi sull’affrontare le complicità e sul creare una cultura sicura per le donne siano mera retorica e ipocrisia priva di significato.

Condividi

Potrebbero interessarti anche...