Pornizzazione del ‘femminismo’: quando la misoginia viene venduta come ’empowerment’

di Ilaria Maccaroni

Intervento di Gail Dines al webinar organizzato da Mujeres Por la AboliciónAbolición de la pornografía y lectura del manifiesto de la II Marcha Abolicionista” 19 settembre 2020 (II parte)

La sempre maggiore pornizzazione della società ha portato ad una pornizzazione anche del femminismo; di questi tempi, per esempio, molte femministe parlano di “empowering del porno”.

Il libro “The Feminist Porn Book: The Politics of Producing Pleasure”, per esempio, pubblicato nel 2013 è un chiaro esempio di tutto ciò; mette assieme femminismo e porno in un unico libro. In pratica si evidenzia l’importanza della pornografia e di come le donne producano ed esercitino il potere e il piacere attraverso di essa. È ovvio che esiste potere nella pornografia, ma sono gli uomini ad esercitarlo, non certo le donne. È un’argomentazione scandalosa e viene affermata e sostenuta da donne che non hanno mai lavorato nell’Industria del Porno. Molte femministe, anche in ambito accademico, sostengono che la pornografia sia una professione, e come tutte le professioni le donne che ci lavorano possono sempre rifiutarsi di eseguire tutte le pratiche riportate nel contratto che firmano prima di entrare in scena, ma sappiamo anche che se le donne si rifiutano di fare qualcosa, l’Industria semplicemente non dà loro più lavoro.

In questo modo, la visione strutturale che si aveva un tempo della pornografia come un ambiente potenzialmente pericoloso per i diritti delle donne, oggi, grazie anche alla cultura neoliberista che si è sviluppa negli anni ’80 e ’90, è stata rimpiazzata da una visione individuale, di donne che si esprimono attraverso la pornografia. Non esiste la società, ci sono soltanto uomini e donne, individui singoli con le loro storie e i loro punti di vista. A questo si aggiunge la nuova ondata femminista affermatasi nell’ultimo decennio che difende la prostituzione e la pornografia come lavoro chiamandolo “lavoro sessuale”.

“Il porno è per stronzi” banner delle attiviste radicali The Untenable Shrews

Il lavoro sessuale, secondo queste femministe, sarebbe una transazione consensuale tra adulti in cui l’atto di comprare sesso non sarebbe una violazione dei diritti umani. In realtà è il lavoro sessuale stesso che dobbiamo considerare una violenza contro le donne prostituite. L’espressione “lavoro sessuale” spoliticizza il significato stesso dell’essere prostituta: è il frutto del patriarcato che mercifica le donne e del razzismo che mercifica le donne di colore.

Nel neoliberismo non si parla mai di uomini, della scelta che gli uomini fanno di comprare le donne nel mercato del sesso, ma si parla sempre e solo di donne e delle loro scelte personali. Ma allo stesso tempo sappiamo bene che non ci può essere prostituzione senza uomini che scelgono di comprare sesso. Le donne non scelgono liberamente di fare quello che fanno, sono povere e spesso le loro scelte sono obbligate dalle condizioni di povertà ed emarginazione in cui vivono.

Viviamo in una cultura tossica che dobbiamo ripulire e il modo per farlo è legare e abbattere questo mostro pornografico e possiamo farlo, afferma Gail Dines, grazie a Cultural Reframed. Un sito la cui visione è quella di creare un mondo di uguaglianza ed empatia e sconfiggere, allo stesso tempo, la cultura porno. Questo progetto è rivolto a genitori, insegnanti, pediatri, professionisti di settore e mette a disposizione i migliori strumenti per educare i nostri figli. Il porno è un prodotto fatto da e per gli uomini, che sono i maggiori consumatori di sesso, prostituzione e porno online, nonché dell’industria del sesso in generale.

Purtroppo, molte donne e ragazze giovani, oggigiorno, si sentono attratte dal porno perché vedono in esso una potente arma di eccitazione degli uomini. Ma il fatto che piaccia qualcosa non vuol dire che essa sia accettabile e corretta in termini etici e sociali.

Ai bambini e adolescenti, inoltre, va insegnato a pensare con il loro cervello, gli si deve dare fiducia e dire loro che potranno essere adulti meravigliosi ma se guardano il porno, la loro sessualità sarà irrevocabilmente regalata a un gruppo di capitalisti senza scrupoli pronti a strappare di dosso loro la loro sessualità e la capacità di empatizzare e di innamorarsi. È questo che dobbiamo impedire. La pornizzazione della cultura operata da produttori, puttanieri, sfruttatori ecc. non deve essere più permessa.

Secondo Gail Dines il femminismo deve dunque tornare ai suoi principi fondanti, quelli secondo cui le donne esistono in quanto classe oppressa, indipendentemente dalla loro personalità, dal loro carattere e tutte indistintamente subiamo la violenza del patriarcato, tutte siamo vittime del patriarcato. Il femminismo è un movimento per la liberazione di tutte le donne, non è qualcosa di individuale, lottiamo a favore di un movimento che ha un’idea di collettività.

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