Mito 1: Il porno mainstream è come Playboy
Traduzione di Giulia C. di 10 miti sul porno a cura dell’associazione Talita.


Talita offre una via d’uscita dalla prostituzione, dalla pornografia e dal traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Siamo attivi con azioni di prevenzione e supporto in Svezia, Mongolia e Romania.
Il nostro programma di supporto della durata di un anno si basa sul metodo che abbiamo sviluppato oltre 20 anni fa lavorando con il nostro target group. Un metodo che funziona: il 97% delle donne che hanno usufruito del programma di assistenza di Talita hanno lasciato la prostituzione in maniera definitiva. Il metodo Talita include case rifugio, terapia psicologica, accesso a formazione e educazione, supporto legale e reintegrazione nella società. www.talita.org
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Reality Check è un’iniziativa che si occupa della promozione, della salute sessuale dei giovani e della prevenzione della violenza maschile contro le donne e i bambini. Fondato dal The Inheritance Fund, questo progetto è parte del lavoro di prevenzione di Talita e si pone come obiettivo quello di accrescere la conoscenza dei giovani sui danni causati dalla pornografia.
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Per molti adulti la parola “porno” è sinonimo di riviste un tempo pensate per un pubblico maschile come Playboy e Hustler. Ma quello che una ventina di anni fa era considerato porno, è ora materiale della cultura pop che si può trovare nei film, nelle serie tv e nelle pubblicità. Internet ha modificato profondamente la natura della pornografia; ora è a distanza di un click, completamente anonima e spesso gratuita. Adesso il porno si è trasformato in “gonzo porn”, dove le riprese in primo piano dei genitali fanno immedesimare lo spettatore con la persona che fa sesso sullo schermo e dove la violenza fisica e verbale è la regola[1].
Le nuove caratteristiche della pornografia online come il facile accesso ai siti, il basso costo e l’anonimato garantiscono all’industria del porno un numero sempre maggiore di utenti in tutto il mondo. Si stima che il 30% di tutti i contenuti presenti online sia costituito da materiale pornografico. Digitando “porn” su Google, chiunque può immediatamente accedere a piattaforme porno dall’interfaccia simile a Youtube (come Pornhub e Youporn). Ogni anno vengono visualizzate 4.6 miliardi di ore di materiale pornografico attraverso il solo Pornhub, la più grande piattaforma di contenuti porno[2]. I cosiddetti “tube sites” [piattaforme video online a contenuto pornografico] sono tutti di proprietà di Mindgeek, una società multinazionale che si occupa di web design e IT, all’apparenza del tutto scollegata dal mondo del porno. In realtà Mindgeek ha il monopolio sulla produzione e la distribuzione della pornografia, e i milioni che costituiscono il suo valore netto sono il prodotto delle pubblicità presenti sulle loro piattaforme pornografiche gratuite e degli abbonamenti a pagamento offerti da alcuni di questi siti ai clienti che vogliono avere accesso a materiale più estremo – ovvero materiale in cui sono ancora più presenti violenza e umiliazione[3]. Come ogni altra azienda, Mindgeek investe grandi somme per pubblicizzare i suoi prodotti al pubblico. Nel 2015 ha piazzato un grande manifesto pubblicitario a Time Square, New York, con su scritto “Ti serve solo una mano”, a indicare che le persone possono trovare la felicità solamente se hanno accesso al porno. Mindgeek ha interesse a normalizzare la pornografia e a camuffare la natura sfruttatrice inerente a questa industria allo scopo di accrescere la domanda di pornografia – e di conseguenza i suoi profitti.
[1] Bridges, A. J., Wosnitzer, R., Scharrer, E., Sun, C., and Liberman, R. (2010). “Aggression and sexual behavior in
bestselling pornography videos: A content analysis update,” Violence Against Women, 16(10):1065-1085.
[2] Statistiche annuali di Pornhub.
[3] The Economist. Naked Capitalism – Pornography. 26-09-2015.