Mito 5: Il porno è solo fantasia

Traduzione di Giulia C. 10 miti sul porno a cura dell’Associazione Talita

Le persone ritengono che il porno sia solo una fantasia: “non è reale”, “accade soltanto nella testa”, “non ha alcun effetto sulla vita reale”. Ma per produrre la pornografia, i produttori usano persone reali, persone che partecipano ad atti sessuali reali che hanno conseguenze nella vita reale. A differenza della violenza nei film, non c’è nulla di finto nella violenza che avviene nella pornografia e negli effetti di questa violenza. Sono donne in carne ed ossa a dover subire atti sessuali degradanti e disumanizzanti. E chi è questa donna per molti “immaginaria” che si può trovare nella pornografia? Nella pornografia, il suo nome è “troia”, “sporca puttana”, e “si becca quello che si merita”. Oltre alla violenza verbale, subisce atti sessuali estremi e degradanti. Le sputano addosso, la legano e la picchiano. Tre o più uomini la costringono a subire penetrazione orale, vaginale e anale allo stesso tempo in una cosiddetta “gangbang”. Lacrime scendono sul suo viso mentre le viene spinto con violenza un pene giù per la gola, spesso subito dopo la penetrazione anale sua o di un’altra donna da parte dell’uomo, con residui di feci ancora sul pene. Questo atto, conosciuto come “ATM” or “Ass to mouth” [dall’ano alla bocca], è presente nel 41% della pornografia mainstream¹. Quello che nella “vita reale” etichetteremmo come violenza sessuale, crudeltà e comportamento degradante, è invece la normalità nella pornografia. E il compito della donna è quello di fingere di goderne, qualsiasi cosa il suo corpo debba subire.

Il messaggio veicolato dall’industria pornografica è che il tipo di donna che si trova nell’industria del porno desidera e merita di essere umiliata. Ma dietro a titoli del tipo “Clandestina africana scopa in cambio di cibo”, “Giovane attrice porno trasformata in un obbediente cassonetto per la sborra” e “Adolescente a lezione di sesso con papà”, ci sono una donna o una ragazza reali, con una storia reale, e che sono costrette a sopportare violenza, dolore e umiliazione. La pornografia non è un prodotto dell’immaginazione per chi vi si trova dentro, e non è una coincidenza che ad essere usate dall’industria del porno siano giovani ragazze emarginate, vulnerabili sul piano socioeconomico e che sono state già esposte a varie forme di violenza fisica e sessuale nel loro passato[1]. Agli occhi dell’industria del porno, la loro vulnerabilità e la mancanza di alternative non fanno che facilitare il loro sfruttamento.


[1] Grudzen, R., Meeker, D., Torres, J. et al. (2011). “Comparison of the Mental Health of Female Adult Film Performers and Other Young Women in California.” Psychiatric Services, 62 (6): 639-45.

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